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dc.contributor.advisorRuiz, Castor Mari Martín Bartolomé
dc.contributor.authorPeixoto, Erika Gomes
dc.date.accessioned2022-01-04T19:49:39Z
dc.date.accessioned2022-09-22T19:47:41Z
dc.date.available2022-01-04T19:49:39Z
dc.date.available2022-09-22T19:47:41Z
dc.date.issued2021-10-21
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/20.500.12032/65073
dc.description.abstractQuesta ricerca ha come tema centrale il paradigma della guerra civile, che è unico per comprendere le complesse relazioni tra il processo di politicizzazione della vita e il progetto di governamentalità in corso nella società odierna. L’indagine si svolge in dialogo con le riflessioni dell’autore italiano Giorgio Agamben, e con la ricerca svolta da Michel Foucault, al Collège de France, in cui di può pensare all’attuale problema bellico al di là delle norme del diritto internazionale, come una minaccia costante e illimitata, costituendo un vero e proprio dispositivo biopolitico per la gestione del complesso ordine mondiale in corso. La ricerca analizza come i progetto moderno, guidato da una ragione strumentale, fondata sull’ideale della pacificazione sociale, istituì in epoca westfaliana un nuovo signore della pace e della guerra: lo Stato. Questa spada da guerra ha trovato giustificazione nelle teorie di Jean Bodin e nella prospettiva contrattualistica di Thomas Hobbes. Il Leviathan, con la prerogativa di porre fine alla guerra di tutti contro tutti, diventa il portatore della spada della guerra e della giustizia. Tuttavia, questo ordinamento giuridico, postulando un’uguaglianza tra Stati, in una divisione tra nemici interni ed esterni, ha trovato, come ricorda Carl Schmitt, nel XX secolo, la sua crisi definitiva. Lo studio mostra come le guerra hanno perso la loro formalità legale e sono passate da azioni militari a semplici operazioni di polizia. Tali condizioni sono accompagnato dalla crisi delle categorie fondamentali dell’Occidente, che nella società odierna assumono un significato fugace, e dal prevalere di relazioni meramente economiche (oikonomiche), basate solo sullo statuto biologico. Non appena la vita in quanto tale è inserita nei calcoli del potere, la guerra civile assume la forma interna del terrorismo mondiale. Premesso quanto sopra, l’ipotesi principale di questa ricerca è pensare all’emergere della guerra civile, in modo connesso e correlato allo stato di eccezione, come dispositivo bio-necropolitico di governo della vita. Questo cambiamento nella direzione della belligeranza è stato largamente basato nella contemporaneità dalla retorica della “guerra al terrore”, il cui discorso criminalizzante ha rotto le barriere imposte dal diritto di guerra, operando una globalizzazione delle tecniche di controinsurrezione. Il principio di questo conflitto anomico, segnato dall’indeterminatezza giuridica, è il discorso della sicurezza, come motto per esercitare un controllo sempre maggiore sulla popolazione. L’inchiesta sottolinea che il paradigma dello Stato di sicurezza permette di comprendere più chiaramente la complessità di questa guerra civile contemporanea, che si muove attraverso gli ingranaggi di una macchina governativa, articolandosi tra due poli: sovranità e governo. Tra strategie di controllo, conduzione di condotte e pratiche di eccesso ed esplicita coercizione, sulla soglia tra concetti come guerra e pace, interno ed esterno, norma ed eccezione, la società contemporanea è segnata dall’avanzare di una guerra civile anomala, fuori dai parametri convenzionali, come pratica di polizia mondiale, di governo della vita su scala globale.it
dc.description.sponsorshipCAPES - Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superiorpt_BR
dc.languagept_BRpt_BR
dc.publisherUniversidade do Vale do Rio dos Sinospt_BR
dc.rightsopenAccesspt_BR
dc.subjectStásispt_BR
dc.subjectGuerra civileit
dc.subjectCivil waren
dc.titleA guerra civil como paradigma biopolítico de governo: conexões com o pensamento de Giorgio Agambenpt_BR
dc.typeTesept_BR


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